Lumen et Umbra Wiki
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Nacqui nell'anno 278 il 20 giorno del mese dell'Inverno, sono il primogenito di un grande ammiraglio Sir Francis Drake. Mio padre amava il mare piu' della sua stessa vita decise cosi' da darmi il nome di uno dei suoi piu' terribili e intelligenti predatori' l'Orca marina. La mia nascita fu subito legata ad un funesto avvenimento: la morte di mia madre; la quale esalo’ l'ultimo respiro nel preciso momento in cui io emisi il mio primo vagito. Fui cosi' costretto a vivere la mia infanzia sulla nave di mio padre perennemente in giro per il mondo ad acquistare e rivendere mercanzia di ogni tipo.
Gli altri marinai mi trattavano bene, visto che ero il figlio del comandante, ma con una certa diffidenza e una paura malcelata, si era infatti sparsa la voce che ero un bambino maledetto e portatore di sventura a causa della morte di mia madre nel momento del parto. Gli anni passavano e io crescevo, avevo viaggiato molto, conoscevo molte lingue, popoli e culture diverse. Il commercio andava bene e nella stiva della nave erano nascosti tutti i proventi di una vita di lavoro di mio padre, il quale un giorno mi convoco' nella sua cabina per dirmi che era ora di fermarsi su qualche isola sperduta nel mezzo dell'oceano dei draghi e nascondere il frutto di tante fatiche, prima di subire qualche attacco pirata e perdere tutto.
Una volta arrivati al porto di Talonia per scaricare l'ultimo carico decidemmo di partire alla ricerca di un'isoletta con le caratteristiche giuste per nascondere il tesoro.
Erano ormai passati tre giorni dalla nostra partenza quando la vedetta urlo "naufraghiiii", tutto l'equipaggio accorse per vedere con i propri occhi e infatti all'orizzonte si intravedeva una zattera tutta tremante. Mio padre ordino' subito di avvicinarsi, arrivati ad una certa distanza potemmo notare che la zattera conteneva 5 uomini. Erano vestiti di cenci e agitavano vorticosamente le mani per attirare la nostra attenzione, li affiancammo e li tirammo su uno a uno. Erano cinque maschi con la barba e capelli incolti, ma qualcosa nel loro sguardo non mi convinceva, non avevano gli occhi di chi era stato salvato da una situazione disperata sembravano quasi leoni in attesa. Non dovetti attendere molto. Quando tutto l'equipaggio si era ormai stretto attorno a questi figuri cosi' da nasconderli alla mia vista (avevo all'epoca 14 anni) sentii uno di loro pronunciare le seguenti parole "incendiary cloud", cio’ che successe dopo fu il piu’ grande trauma della mia esistenza, vidi un nuovola di fiamme investire gli uomini davanti a me per poi fermarsi a pochi centimetri dal mio viso incredulo. Dieci degli uomini di mio padre erano stati carbonizzati all’istante da quella nuvola infernale, ora riuscivo a vedere i nostri assalitori che si erano liberati dei cenci che indossavano, vidi che due di loro erano disarmati mentre gli altri tre brandivano lunghi e minacciosi coltelli.
Ebbi a malapena il tempo di realizzare cio’ che era appena successo che i tre, che brandivano i coltelli, sparirono letteralmente dalla mia vista per apparire subito dopo alle spalle di altrettanti marinai i quali si accasciarono immediatamente al suolo, morti; allora uno dei due che non portava armi disse "ice storm", stavolta dalle sue mani parti' una specie di fluido azzurro che congelo’ all’istante un altro gruppo di marinai. In men che non si dica almeno meta’ dell’equipaggio di mio padre era stato ucciso; mai ci saremmo aspettati che trenta uomini armati fino ai denti potessero essere dimezzati da cinque persone, all’apparenza innocue e indifese, in pochi secondi.
In preda al terrore cominciai a correre verso una scialuppa di salvataggio per nascondermi, non capivo piu’ nulla, capivo solo che la carneficina continuava, allora pensai a mio padre lo cercai e lo vidi che usciva della sua cabina con la scimitarra in mano e con la faccia sconvolta comincio’ a correre verso uno degli uomini che pronunciava quelle strane parole assassine, questo guardo’ mio padre con disprezzo e pronuncio’ un'altra delle sue letali frasi "energy drain", il corpo di mio padre si accartoccio' su se stesso come se venisse svuotato del suo contenuto; in preda ad un panico sempre piu’ incontrollato estrassi il mio pugnale e recisi le corde che tenevano la scialuppa attaccata alla nave e fuggii.
L’ultima volta che mi girai vidi solo fiamme che si levavano dalla nave e piansi, piansi lacrime amare e dentro di me rimase solo il senso di quanto fosse stato fragile il sogno di mio padre, spazzato via in pochi attimi da uomini che avevano un potere molto superiore al nostro. POTERE! Questa parola echeggiava nella mia mente martellandola, in quel momento realizzai che, se non volevo essere poco piu’ di una foglia trasportata del vento degli eventi, dovevo anch’io acquisire il potere che quegli uomini avevano cosi’ barbaramente esercitato; pensato questo mi addormentai e sprofondai in un sonno senza sogni. Vagai per alcuni giorni nell’oceano dei draghi, le mie cognizioni di navigazione mi permisero di risalire fino al mare di cristallo e approdare cosi’, affamato ma vivo, al porto di Talonia.
Non avevo piu’ nulla ne' nessuno; comincio’ cosi per me un’esistenza fatta di stenti, fame e sete. Andavo avanti a piccoli furti e rischiavo continuamente di finire in prigione a marcire fino alla fine dei miei giorni, il mio obbiettivo di conquistare un potere tale da poter decidere del mio destino e dominare cosi’ gli eventi stava sbiadendo nella mia mente, mi stavo perdendo insomma in mezzo a quegli uomini senza volto e senza storia che devono lottare solo per mangiare una volta al giorno.
Tutto questo andava avanti per almeno un anno, quando un giorno rubai il borsello alla persona sbagliata! Era un signore dall’aspetto solenne, vestito di tutto punto, con anelli, monili e armature strane che se ne passeggiava per le vie di Talonia; mi avvicinai a lui, gli rubai la borsa che aveva appoggiato per un momento a terra e cominciai come al solito a correre a perdifiato. Quando mi sentii al sicuro mi fermai per valutare il bottino raccolto, non feci in tempo ad aprire la borsa che il personaggio al quale l’avevo rubata mi apparse davanti come per incanto, mollai tutto e ripresi a fuggire, ma ovunque andavo me lo trovavo istantaneamente davanti senza avere alcuna possibilita’ di fuga. Disperato ed esausto mi fermai ed estrassi il mio pugnale, l’unico ricordo rimasto dalla mia vita di marinaio, il signore mi guardo’ con aria severa; basto’ un sol movimento del suo dito e senza neanche toccarlo il mio pugnale si disintegro’ all’istante. In preda alla disperazione capii che questa persona aveva cio’ che avevo invano sperato di possedere anch’io: IL POTERE. Cominciai a piangere e mi gettai ai suoi piedi chiedendo con forza di avere salva la vita e con ancor maggior forza gli chiesi di darmi la possibilita’ di diventare come lui, di avere il potere e la forza. Lui mi guardo’ e comincio’ a ridere forte e mi chiese per quale motivo doveva aiutarmi, cosi’ gli raccontai tutto quello che era successo nella mia vita senza tralasciare neanche una della mie aspirazioni e delle mie aspettative.
Una volta finito mi disse di chiamarsi Gene di appartenere alla gilda degli Psionici, ma cosa piu’ importante per me, mi disse che sarebbe diventato il mio tutore e che mi avrebbe avviato ad uno degli studi che si intraprendono nelle varie gilde di Alma; ovviamente non dovevo per forza essere uno psionico, dichiaro’ che mi avrebbe valutato e mi avrebbe indirizzato lui per il meglio. Quindi mi diede un alloggio presso la pensione di Giulietta mi ripuli’ e mi avvio' allo studio di tre arti contemporaneamente quella del guerriero, quella del mago e quella del chierico.
La mia vita cambio’: cominciai ad allenarmi al Colosseo di Alma, la mia forza cresceva di settimana in settimana e cominciavo a pensare di poter raggiungere l’obbiettivo che mi ero prefisso; cominciavo anche a vivere nell’agio, mi ero ormai gettato alle spalle tutti quei barboni e mendicanti che disprezzavo intensamente. Disprezzavo chiunque vivesse la vita subendo gli eventi, odiavo gli uomini dalla personalita’ opaca e che non erano in grado di imporsi, mi accorgevo che il mio disprezzo si trasformava in odio man mano che la mia forza cresceva.
Avevo ormai 19 anni quando passai al grado di CHUMP secondo la gerarchia della gilde alle quali appartenevo, decisi quindi di dare una festa per celebrare l’avvenimento, quella fu anche l’ultima volta che vidi il mio tutore il quale mi disse che ora potevo camminare con le mie gambe, non avevo piu’ bisogno della sua guida per percorrere la strada che avevo scelto, quindi scomparve dalla mia vista grazie al suo potere di trasferire la materia del suo corpo da un luogo all’altro istantaneamente e non lo vidi mai piu’. Stranamente la sua scomparsa non mi diede nessun dispiacere, mi resi conto per la prima volta che il mio ego cresceva con la mia potenza e che l’unico mio desiderio era quello di diventare sempre piu’ forte e di sconfiggere sempre piu’ nemici. Passo’ il tempo a 22 due anni avevo ormai raggiunto il grado di Expert, ero diventato una anima solitaria decisa solo a far valere la mia forza su quella dell’avversario, la lotta era ormai l’unica mia gioia.
Un giorno uguale a tanti altri feci l’incontro che cambio' nuovamente e in maniera definitiva la mia vita: stavo partendo per uno dei miei viaggi, nei quali avevo l’unico scopo di ammazzare qualcuno per allenare meglio le mie arti magiche e di guerriero, quando nel piazzale di Alma notai un essere diverso da tutti gli altri, fu proprio questa sensazione di diversita’ a catturarmi ed incuriosirmi, era tempo che non mi soffermavo su qualcuno che non fosse la mia persona o un mio avversario e la cosa quasi mi spavento’. Decisi di seguire quell’individuo cosi’ distinto e affascinante e che allo stesso tempo emanava un'aura cosi’ oscura e spaventosa. Penso che quell’essere si accorse subito che lo seguivo, ma per qualche strano motivo non si volto’ mai nella mia direzione e prosegui’ invece per la sua strada come se nulla fosse; prese la direzione che da Alma porta all’anfiteatro dove mi allenavo all’inizio dei miei studi, qui passammo davanti al responsabile del suddetto anfiteatro Flaminio il quale guardo’ lo straniero con la consueta aria di sufficienza per ricordagli che per lui l’utilizzo della spada era vietato all’interno della struttura, cosa che come ormai sapevo valeva anche per me. Avevo piu’ volte desiderato dare una lezione a qual pallone gonfiato di Flaminio, ma avevo gia’ avuto modo di provare sulla mia pelle che la sua forza era ancora superiore alla mia, avevo quindi finito con il rimandare la mia rivincita ad un altro momento.
L’essere che seguivo invece sembro’ parecchio infastidito dalla confidenza che Flaminio si prese nei suoi riguardi quasi che lo considerasse un sorta di essere inferiore e per questo non degno neppure di rivolgergli la parola. L’unica cosa che capii fu "Come osi mortale!!". Subito non capii perche’ aveva chiamato Flaminio mortale, come se il discorso di morire non lo riguardasse. Stavo ancora facendomi queste domande che l’oscuro essere attacco' Flaminio; con un gesto della sua mano rimosse la protezione divina che lo circondava, cosa che mi irrito’ visto che io avevo fallito piu’ volte nel tentativo e, nel giro di pochi attimi, lo sconfisse. La cosa che piu’ mi impressiono’ fu quando lo sconosciuto si chino' sul corpo ancora caldo del responsabile dell’anfiteatro e pianto’ i suoi lunghi canini nel collo dello sconfitto. Tutto mi fu chiaro! Questa creatura era forse un vampiro?
Avevo tanto sentito parlare di questi esseri che mi erano stati descritti come creature che grazie alla forza del sangue erano in grado di vivere per sempre, io non avevo mai creduto fino in fondo alla loro esistenza, ma in quel momento pensai che forse mi sbagliavo, pensai che forse io volevo essere come loro, che forse non volevo neanche accettare la morte come entita’ superiore al mio volere, che forse volevo emanare la stessa aura oscura, che magari avrei potuto avere la stessa incredibile personalita’ e lo stesso incredibile fascino.
Pensai che se avessi avuto l’eternita’ a disposizione sarei potuto diventare sempre piu’ forte, tanto da non temere niente e nessuno: POTERE ora questa parola assumeva un nuovo significato e capii cio’ che dovevo essere per conquistarlo. Mi avvicinai a quella creatura straordinaria e semplicemente gli dissi che volevo essere come lui, che volevo far parte della sua magnifica razza e vivere per il sangue. L’essere mi guardo’ quasi divertito, quasi avesse organizzato tutto per conquistare il mio animo e soggiogare la mia mente, mi guardo’ ancora e a lungo e quando ormai pensavo avrebbe attaccato anche me mi disse di contattare un altro Vampiro, Rethil, di dirgli che ero stato mandato da Reptile e che forse con questa credenziale mi avrebbe dato ascolto.
Trovai il secondo vampiro, il solo vederlo soggiogo’ completamente la mia mente e il mio spirito, forse se mi avesse ordinato di gettarmi nelle fiamme dell’inferno l’avrei fatto. Mi disse di seguirlo e mi porto’ al cimitero di Alma, li' mi chiese perche’ volevo appartenere alla sua razza e mi comunico' che questo comportava un periodo che potrei chiamare di apprendistato, in cui io sarei dovuto diventare un suo schiavo, un essere completamente soggiogato al suo volere e alla sua personalita’.
Il Vampiro forse non si rendeva conto che io gia’ mi sentivo in questa condizione. Detto questo pianto’ anche a me i suoi lunghi canini nel mio collo, per alcuni interminabili istanti sentivo che qualcosa dentro di me cambiava che non ero piu’ quello di prima ne' che lo sarei piu’ stato; vivevo solo per quell’essere e per la sua razza che desideravo ardentemente potesse un giorno essere la mia, avevo compiuto il primo passo della mia definitiva trasformazione in vampiro.
Il resto per la maggior parte di voi e' storia nota, sono rimasto Ghoul di Rethil per un certo periodo di tempo e recentemente sono finalmente diventato un vampiro; ora e' il potere che cerco, ma mentre prima pensavo solo a me stesso ora desidero ardentemente che la nostra razza diventi sempre piu' temuta e rispettata e spero che ogni mortale che vaga nella notte non possa sentirsi piu' al sicuro perche' i Vampiri sono a caccia, perche' sono ovunque e perche sono troppo forti per essere fermati!

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